La recensione, come sempre molto acuta e molto personale, della personale di Jenny Holzer allo Studio Trisorio (ndr)
Sono pochissime le gallerie d’arte contemporanea che hanno accompagnato la mia formazione e alfabetizzazione che continuano a rispondere presente in un tempo dove nel nome di culture mediaintegrate, si pare volere cancellare la memoria a breve e lungo termine nel nome del “conta soltanto il presente”.
Lo Studio Trisorio continua, da quando ero studente all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ad alfabetizzare comunità e territorio nel nome di una contemporaneità che continui ad essere critica, dialettica e didattica tra passato e futuro, fuori dal tempo come sa essere solo la memoria dell’anima che vive sincronicamente con la materia (e anche la maniera).
“Denied” è la personale in programma fino al 31 Gennaio 2025 di Jenny Holzer, storica artista della scena New Yorkese (Ohio 1950) che ha esplorato la relazione tra imposizione del linguaggio ed esercizio del potere, artista che dal 2001 si è connotata come profondamente politica, poeticamente giornalistica:
…nella storia dell’umano il primo vero giornalista è stato solo l’artista, attraverso il linguaggio simbolico dell’arte si può non occultare nulla e rivelare tutto, ma chiaramente si tratta di un dialogo tra iniziati che sanno osservare quello che visualizzano e comprenderlo.
Jenny nei suoi Redaction painting (pitture redazionali), riproduce documenti coperti da segreti di stato e occultati al pubblico solo di recente resi accessibili: undici opere realizzate tra il 2019 e il 2024, dove barre censorie paiono essere omaggio a Emilio Isgrò e riquadri preziosi in foglia d’oro rendono le pagine di una spiritualità che nulla ha da invidiare a Rothko.
Piccole placche metalliche e disegni anni ottanta accompagnano la mostra, concepite nell’ambito del progetto “Living and survival”, frasi caustiche e icastiche che invitano alla riflessione.
Nella vetrina di Via Carlo Poerio una panchina che invita a leggere un verso tratto da una poesia di Patrizia Cavalli.
Cosa aggiungere?
La Dirigente del “Foiso Fois” Nicoletta Rossi, mi diceva sempre “più che un artista lei è un giornalista”, le rispondevo sempre che “un artista è anche e sempre un giornalista”, la ricerca di Jenny l’attesta e l’armonia e la maniera estetica con cui estetizza il potere, rende meraviglioso servirlo: in fondo gli artisti hanno sempre fatto questo, se servi a qualcosa o qualcuno sei servo, altrimenti l’altra strada sarebbe quella di reclamare la propria inettitudine e inutilità, oggi questa seconda via m’interessa di più, rendersi cedevoli e frangibili dinanzi ai propri errori, inettitudine e fallimenti riesce a sterilizzare limiti d’apparenza formali, non a caso l’altro giorno, Franz Iandolo, docente d’Accademia di Belle Arti di media integrati, mi diceva “non faccio altro che insegnare i miei errori”.
L’errore non andrebbe mai cancellato, Rauschenberg che cancellò De Kooning, Isgrò che cancella tutto e Jenny che cancella documenti che nessuno si prende più la briga di leggere, non mostrando ciò che sanno non esercitano un potere? A loro modo giganti che si possono affrontare con sensibilità, conoscenza e coscienza.