Golden Globe: un’edizione in “nero” contro gli abusi

Un’edizione in total black quella dei 75esimi Golden Globe, organizzati come ogni anno dalla Hollywood Foreign Press Association, per protestare contro le discriminazioni di genere e le molestie subite dalle donne, al centro del dibattito mondiale dopo lo scoppio dello scandalo Weinstein.

Time’s Up -“tempo scaduto”- è il movimento lanciato dai nomi dello showbiz che conta, e non solo, per sostenere con risorse e iniziative concrete le vittime di abusi e molestie sul lavoro, in particolar modo quelle più indifese e vulnerabili che non calcano le passerelle e i set del mondo del cinema e della televisione. E Time’s Up è stato anche lo slogan della serata, aperta dal monologo di Seth Meyers che non ha risparmiato frecciate pungenti proprio all’ex patron della Miramax, a Kevin Spacey, rimpiazzato da Plummer in Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott, e a Woody Allen.

Ophrah Winfrey riceve il Golden Globe alla carriera

Donne protagoniste

Chiusa da Barbra Streisand – unica donna a ricevere un Golden Globe per la regia nel lontano 1984 –, la cerimonia ha vissuto il suo apice nel discorso della potentissima Oprah Winfrey, prima donna di colore a essere insignita del Globo alla carriera intitolato a Cecil B. DeMille. Un discorso veemente quello dell’attrice e presentatrice che ha intrecciato diritti delle donne e diritti degli afroamericani, sottolineando l’importanza del role modeling e auspicando l’alba di una rinnovata speranza per un effettivo cambiamento di mentalità, non solo nel settore dello spettacolo.

Molte le attrici che si sono espresse sul tema nel corso delle presentazioni e delle premiazioni, da Geena Davis a Salma Hayek, da Nicole Kidman a Laura Dern fino a Natalie Portman, che nell’annunciare le nomination alla regia non può fare a meno di evidenziare come in lizza vi siano solo director uomini.

Aveva, del resto, fatto scalpore alla vigilia la mancata nomina di Greta Gerwig, al debutto dietro alla macchina da presa con Lady Bird, che però si è consolata con l’affermazione del film nella categoria musical/commedia e il riconoscimento per la migliore attrice brillante. Il racconto di formazione della giovane interpretata da Saoirse Ronan ha battuto un altro titolo particolarmente amato dalla critica come Get Out – Scappa di Jordan Peele. Sconfitto anche il suo protagonista Daniel Kaluuya, sorpassato da James Franco (The Disaster Artist). I Tonya di Craig Gillespie fa suo il premio alla migliore attrice non protagonista con Allison Janney, che interpreta la dura madre della pattinatrice Tonya Harding (Margot Robbie). Ai prossimi Oscar Greta Gerwig

Una donna determinata a ottenere giustizia per la figlia assassinata è invece al centro di Tre manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh, vero mattatore della serata con 4 Golden Globe: quello per il miglior titolo drammatico, la miglior sceneggiatura, la miglior attrice protagonista in un dramma (Frances McDormand) e il miglior attore non protagonista (Sam Rockwell). Gary Oldman si conferma il favorito nella corsa all’Oscar come migliore attore, portando a casa il Globo nella categoria dramma per la sua interpretazione mimetica di Winston Churchill ne L’ora più buia di Joe Wright.

Tre Manifesti a Ebbing Missouri conquistano 4 Golden Globe: miglior film drammatico, migliore attrice, miglior attore non protagonista e migliore sceneggiatura

Mostra di Venezia ancora traino per gli Oscar

La Mostra del Cinema di Venezia si conferma serbatoio prolifico per la stagione dei premi: non solo il film di Martin McDonagh – miglior sceneggiatura nel palmares lagunare – ma anche il Leone d’oro The Shape of Water di Guillermo del Toro conquista globi importanti come la migliore colonna sonora firmata da Alexandre Desplat e la regia, nel segno dei precedenti trionfi messicani di Cuarón e Iñárritu. Messico sugli scudi anche nel miglior film di animazione, Coco della Disney Pixar. Benj Pasek e Justin Paul bissano la vittoria dello scorso anno per City of Stars da La La Land (insieme a Justin Hurwitz), questa volta con This is Me, canzone originale per The Greatest Showman con Hugh Jackman. Da Cannes arriva, invece, il vincitore del miglior film straniero: In the Fade – Oltre la notte di Fatih Akın supera i favoriti The Square e Loveless.

Il trionfo di Big Little Lies

Storie al femminile primeggiano anche sul piccolo schermo: Big Little Lies della Hbo (miniserie) e The Handmaid’s Tale di Hulu (serie drammatica) confermano il risultato degli Emmy e fanno incetta di riconoscimenti. In particolare, Big Little Lies porta ben tre interpreti sul palco, tra cui Nicole Kidman, Laura Dern e Alexander Skarsgård. Anche Sterling K. Brown del commovente This is Us torna a sorridere dopo gli Emmy e scrive la storia dei Golden Globe, essendo il primo attore di colore a vincere nella categoria di miglior interprete in una serie drammatica.

Ewan McGregor batte l’agguerrita concorrenza del “papa” Jude Law e di Kyle MacLachlan per Twin Peaks – Il Ritorno grazie alla terza stagione di Fargo. The Marvelous Mrs. Maisel, serie creata da Amy Sherman-Palladino (Gilmore Girls) per Amazon Studios, sbaraglia i concorrenti e vince come migliore serie comedy o musical e migliore attrice della categoria (Rachel Brosnahan). Sul fronte maschile, si impone Aziz Ansari, motore di Master of None, unica vittoria targata Netflix. A bocca asciutta restano i cult Game of Thrones e Stranger Things.

La serie Hbo Big Little Lies conquista 4 Golden Globe: migliore miniserie, migliore attrice Nicole Kidman, migliore attrice non protagonista Laura Dern e miglior attore non protagonista

Mancano pochi giorni alla fine delle nomination per i prossimi Academy Award. Lady Bird, Tre manifesti a Ebbing, Missouri e The Shape of Water sembrano al momento i favoriti, ma negli ultimi anni i Golden Globe hanno perso un po’ quel ruolo da precursore delle preziose statuette. Vedremo come sapranno piazzarsi nel prosieguo dell’award season gli sconfitti della serata: The Post di Steven Spielberg, Get Out di Peele, Dunkirk di Christopher Nolan e Call Me by Your Name di Luca Guadagnino.