Arte Horror è un binomio che chiunque frequenti le mostre deve aver usato, nella sua mente, almeno una volta nella vita. Ma in alcuni casi, non c’è un intento polemico. Quale momento più propizio di Halloween per rimarcare il momento in cui la – macabra – realtà supera ogni fantasia?
Nei vent’anni in cui è stato attivo (dal 1960 al 1983) Henry Lee Lucas ha compiuto un numero imprecisato di stupri e omicidi, spesso cannibalizzando i corpi. Cresciuto in Virgina, ha sicuramente avuto un’infanzia infernale. Il padre era alcolizzato e invalido a causa di un incidente ferroviario, la madre si prostituiva e lo maltrattava costantemente. Ha passato diversi anni della sua giovinezza ad entrare e uscire di galera per furti, aggressioni e reati sessuali.
Il suo primo omicidio certo è quello della madre (aveva confessato di aver ucciso, prima di lei, una ragazza che lo aveva rifiutato, ma poi ha ritrattato), nel gennaio del 1960. Arrestato e condannato a 20 anni, dopo 10 era già fuori. Ha così potuto dare libero sfogo alle sue aberrazioni mentali.
La sua amicizia con lo psicopatico Ottis Toole ha aperto, negli anni ’70, un periodo di omicidi, stupri e rapine che si è concluso solo con il suo arresto per possesso di arma da fuoco nel 1983.
In prigione, Henry Lee Lucas ha confessato numerosi omicidi e molti altri gli sono stati attribuiti. La task force incaricata di indagare sui sui crimini giunse a chiudere 213 casi irrisolti addossandogli la colpa. Tuttavia, alcuni giornalisti del The Dallas Times Herald, che dubitavano delle conclusioni della squadra investigativa, calcolarono che Lucas avrebbe dovuto percorrere, con la sua Ford Station wagon di tredici anni, una distanza pare a 11mila miglia in un mese per compiere tutti i delitti che gli erano stati attribuiti.
Questo condusse ad un drastico ridimensionamento della sua credibilità e alla verifica putuale del suo coinvolgimento nei delitti che aveva confessato o che gli erano stati attribuiti, giungendo a 11 persone certe. Condannato a morte, Henry Lee Lucas ha visto commutare la sua pena in ergastolo nel 1998 da George W. Bush. Nel 2001 è stato trovato morto nella sua cella, per infarto.
Mentre scontava la sua condanna, il serial killer si è dato all’arte. Alcuni dei suoi dipinti e disegni rappresentano esattamente quello che ci si potrebbe aspettare da un assassino: volti in decomposizione, figure mostruose e inquietanti. Ma altri, forse ancora più disturbanti, sono semplicemente paesaggi rurali, probabilmente ispirati ai luoghi della sua infanzia.
L’Arte Horror di Henry Lee Lucas, come quella di altri suoi “colleghi”, esercita sempre un certo fascino e non mancano collezionisti disposti ad acquistare disegni e dipinti di chi si è macchiato di crimini orrendi.
L’Arte Horror di Pogo il Clown
Meno dotato artisticamente di Henry Lee Lucas, ma molto più prolifico, John Wayne Gacy è conosciuto ai più come il Killer clown.
Nato a Chicago nel 1942, John Wayne Gacy subì i maltrattamenti del padre alcolizzato per molti anni. Afflitto da una salute precaria e dotato di fine intelligenza, costruì apparentemente una vita regolare. Si interessava di politica fin da giovanissimo, si sposò, ebbe dei figli ed una carriera come direttore di punti vendita della catena KFC.
Questa apparente normalità si infranse per la prima volta nel 1968 quando uno dei suoi giovani impiegati lo accusò di averlo aggredito sessualmente.
Arrestato e sottoposto ad una valutazione psichiatrica, John wayne Macy fu dichiarato in grado di intendere e volere, ma affetto disturbo antisociale di personalità (in pratica, era sia psicopatico che sociopatico allo stesso tempo).
Condannato a dieci anni di carcere nel 1968, in realtà scontò solo 18 mesi e fu messo in libertà definitivamente nel 1971. Nel frattempo, aveva divorziato e era trasferito dalla madre a Chicago. Nei dieci anni successivi alla riacquistata libertà, Gacy stuprò, torturò e uccise 33 giovani, conducendo allo stesso tempo una vita al di sopra di ogni sospetto.
Si risposò, aprì un’impresa edile, comprò una casa al numero 8213 di West Summerdale Avenue, divenne membro attivo della comunità. intrattenendo i bambini durante le feste vestito da clown o facendo fare piccoli lavoretti gratuiti dalla sua impresa negli uffici comunali.
La sua facciata era talmente perbene che il 6 maggio 1978 Gacy incontrò e si fece fotografare con l’allora First Lady Rosalynn Carter, che firmò la foto con una dedica a suo nome. Inoltre entrò a far parte del Jolly Joker Clown Club di Chicago, un’associazione i cui membri si vestivano da pagliacci per fare spettacoli di beneficenza. Il suo personaggio, Pogo il Clown, nacque ufficialmente nel 1975.
Ma il lato oscuro di Gacy non poteva smettere di esprimersi: gli stupri, le torture, gli omicidi erano il rovescio della sua vita alla luce del sole. Nonostante alcune vittime fossero sopravvissute e lo avessero denunciato, la polizia non condusse mai indagini approfondite per le accuse che gli venivano mosse.
Fu tradito dal tanfo dei cadaveri di alcune delle sue vittime, che aveva nascosto in casa. La polizia, che si era presentata alla sua porta a seguito della denuncia di scomparsa di un quindicenne, non potè ignorare l’odore proveniente dalla cantina e lo arrestò.
In carcere, dopo aver inutilmente tentato di appellarsi all’infermità mentale cercando di addossare i delitti ad un suo fantomatico alter ego malvagio, John Wayne Gacy trascorse 14 anni.
Fu giustiziato nel 1994 con un’iniezione letale.
Nel braccio della morte, si dedicò alla pittura. Il suo soggetto preferito era Pogo il clown, ovvero il personaggio da cui si travestiva per intrattenere i bambini. Molti dei suoi dipinti furono venduti all’asta con valutazioni tra i 200 e i 20.000 dollari. Proprio ad un’asta, avvenuta dopo la sua morte, venticinque opere furono acquistate solo per essere bruciate nel corso di un falò pubblico a Naperville, in Illinois. Alla cerimonia erano presenti circa 300 persone, tra cui figuravano alcuni familiari delle vittime del serial killer.
Se guardate bene Pogo il clown, non potrete fare a meno di notare una certa somiglianza con un clown ben più famoso. Anche se Stephen King non ha mai ammesso esplicitamente di essersi ispirato al Killer Clown, è indubbio che tra Pennywise e Pogo tiri una certa ria di famiglia.